L’architettura si abita mentre l’arte si guarda; questa è una differenza fondamentale. L’architettura è un’esperienza fisica e sensoriale perché ci si va dentro.
Ettore Sottsass
La famiglia Tulli viveva già nel quartiere residenziale Flaminio, ma l’esigenza di avere spazi più ampi la ha portata alla ricerca di una nuova casa.
L’appartamento con le giuste caratteristiche e buone potenzialità di personalizzazione non è stato semplicissimo da trovare e ha richiesto quasi un anno di sopralluoghi e valutazioni, durante i quali la famiglia Tulli si è avvalsa dell’affiancamento della Progettista.
La scelta è ricaduta su un appartamento di 300 mq, sito nel cuore dei Parioli, decisamente da ristrutturare ma con i pavimenti della zona giorno in onice oro e finestre molto ampie.
Grosso limite dell’appartamento era la distribuzione dei bagni. Eccezion fatta per la camera padronale, alla quale era annesso servizio igienico privato, gli altri due bagni della zona giorno erano stati ricavati in maniera decisamente poco funzionale: unico accesso indistinto dal corridoio per due servizi minuscoli, dei quali uno con una doccia asfittica sottodimensionata.
Desiderio del papà, Domenico Tulli, importante Avvocato, era soddisfare le esigenze della moglie, Miss Daniela, insegnate madrelingua inglese, e dei due ragazzi, Matteo e Marco, giovani e brillanti studenti della LUISS, che si apprestano a seguire le orme paterne.
Obiettivo del Progetto è stato creare per ogni membro della famiglia un ambiente personalizzato fin nel più piccolo dettaglio.
Miss Daniela ama cucinare, così, con arredi progettati a misura, l’ingombra cucina in stile anni ’90 è stata trasformata in un’ampia luminosa sala di preparazione e degustazione, in un “regno”, come la stessa committente ama chiamarla, nella quale un pavimento in ceramica dal fondo bianco morbido con un effetto cerato è caratterizzato da un decoro color nero china che rievoca il tratto dei disegni fatti a mano su pregiate carte.
La cucina di Miss Daniela non è soltanto uno spazio dedicato al momento dei pasti, ma al convivio, all’accoglienza degli amici, allo studio e alla lettura.
Il Progetto ha previsto sia lo spostamento di un tramezzo per ottenere due stanze da letto dei ragazzi di superficie identica sia l’apertura di una seconda porta per ricavare due bagni indipendenti, il secondo dei quali ampliato a sfavore della stanza lavanderia-stireria che è stata leggermente ridotta.
Matteo e Marco, entrambi appassionati di vela ma con gusti diversi, hanno affrontato la prima ristrutturazione che li ha visti partecipi con un ruolo attivo nelle scelte progettuali. Ciascuno ha avuto occasione di scegliere i materiali e le finiture, esperendoli nella materioteca Viasolferino, e di costruire il proprio spazio soddisfacendo anche le più piccole esigenze. Persino nella cabina armadio, realizzata in una camera attigua, essi esprimono la loro diversa personalità.
L’impianto della camera padronale è rimasto inalterato, gli armadi a misura sono stati laccati e mantenuti. Il bagno annesso alla camera, che prima dell’intervento risultava lugubre e invaso da spallette e volumi in eccesso, è stato alleggerito e valorizzato da un bianco pergamena. Colore utilizzato anche per pavimento e rivestimento della stessa ceramica a effetto cerato posata nella cucina, sul quale si apre un decoro geometrico color nero china che ha accentuato la peculiare asimmetria della pianta.
Il locale lavanderia-stireria, parzialmente ristrutturato, con annesso bagno è un vano funzionale perfettamente dimensionato per consentire le attività domestiche di servizio.
A esclusione della cucina, nella zona giorno, è protagonista il pregiato pavimento di onice oro, che prima della ristrutturazione risultava appesantito e poco valorizzato dalle tonalità di tinta giallo tenue e salmone.
La tinta color bianco gesso è il fondo dominante che lascia emergere la passione per il colore, tratto distintivo di tutti i membri della famiglia Tulli.
Esotico e, al contempo, metropolitano il “No Ordinary Blue” si impone con eleganza sulla parete dell’ingresso, a incorniciare arredi in stile e a valorizzare il colore biondo della radica di noce, e si ritrova nella morbidezza dei tessuti del divano, ancora una volta in abbinamento con l’ocra oro.
Nel salone triplo, il colore domina, cattura, caratterizza gli ambienti che accolgono arredi d’epoca tramandati da generazioni e opere d’arte che la famiglia Tulli ama collezionare.
Anche nello studio dell’Avvocato Tulli il colore è elemento dominante, di valorizzazione dello spazio per contrasto con la sobrietà degli arredi, espressione di un’eleganza volitiva e determinata del committente.
A raccontare la personalità, le attitudini e la vita dei committenti, non mancano le numerose coppe vinte nelle regate veliche, passione paterna trasmessa ai due figli, più volte campioni.
“L’architettura è un’esperienza fisica e sensoriale perché ci si va dentro” e il Progetto che la crea affonda nella personalità per farne emergere i connotati salienti, i dettagli, le sfumature e per tradurre in spazio la vita.
R.B. – (A Domenico e Daniela) Per voi non è la prima esperienza di acquisto e ristrutturazione di una nuova casa, cosa ha rappresentato per voi, c’è stato qualcosa di diverso rispetto ad altre esperienze analoghe?
D.T. – Sì, è sostanzialmente diversa per una ragione banale ma importante: perché non avevamo la pressione di dover lasciare l’altra casa in un determinato momento e questo ci ha consentito di dedicarci alla ristrutturazione anche seguendone i tempi, riflettendo, modificando, ripensando le idee, il layout, perfezionando le cose anche man mano che si eseguivano i lavori. Indubbiamente questa è stata di riposo rispetto alle altre, pur con tutto il trauma che una ristrutturazione comporta. Inoltre, il partecipare tutti insieme alle scelte di progetto è stato più interessante, perché ci siamo confrontati con dei figli adulti, senza la preoccupazione di dover indovinare o di intuire i loro gusti e i loro desideri e ognuno si è potuto esprimere. Matteo e Marco sono stati bravi a manifestare le loro esigenze e quindi non è stato necessario rivedere o correggere il risultato. Poi, le ristrutturazioni bisogna essere preparati al fatto che saranno traumatiche e che non sono mai facili perché c’è l’aspetto materiale del cambio di indirizzo, di luogo… Abituarsi, anche se tu lo hai voluto, non è mai facile, molti dicono che il cambio di casa è il trauma più forte dopo un lutto familiare, probabilmente è vero perché l’impatto immediato è molto forte. …E qui, devo dire, invece, il lato positivo che vale per me, ma credo anche per loro, è che ci siamo trovati molto rapidamente a nostro agio, perché è pensata esattamente come serviva a noi e io non ho sentito il trauma di cambiare le abitudini o superare l’affezione alle cose. Questo è stato molto positivo perché negli altri casi lo abbiamo sentito abbastanza. Ci sono dei mesi in cui tu non ti senti a tuo agio, poi ti adatti, cambi anche mentalmente e ti abitui. Ecco, qui non c’è stato e questa è una positività importante, testimonia il fatto che non sei tu che tu adatti alla casa, è la casa che è esattamente come tu la hai voluta.
D.R.T. – L’acquisto ha richiesto tempi lunghi perché Matteo e Marco volevano cambiare zona per avvicinarsi agli amici, anche se io all’inizio ero contraria e ho ceduto per i ragazzi, così, abbiamo iniziato a cercare in una zona diversa. Si trattava di cercare qualcosa di molto più grande perché a oggi siamo quattro adulti ad abitare casa, quindi lo spazio che occupiamo è tanto: quattro adulti tutti con le proprie cose da fare, studio, sport e altro e ci serviva molto spazio. Poi, di diverso c’è che abbiamo partecipato tutti alle scelte di progetto e ho rischiato di avere una casa tutta maschile, però mi sono affidata a una progettista donna per avere aiuto ed è stato divertente, perché è uscito il carattere di ognuno e quindi, in casa, ogni stanza è diversa e rispecchia la personalità della persona che la occupa. …È stato molto divertente che abbiano partecipato anche i ragazzi, perché, nelle ristrutturazioni che abbiamo affrontato quando erano piccoli, più che scegliere un giocattolo della stanza o il colore della coperta, ecco, più di quello non hanno fatto. Questa volta è stato diverso, hanno potuto scegliere tutto: il loro bagno personale, la stanza, il guardaroba e hanno anche contribuito alle scelte per il salone, perché, come dice Marco giustamente, “bisognava svecchiare un po’ la casa” e in questo è stato molto appoggiato dal fratello. …E nel corso dei lavori, quando sono stati eliminati tutti gli elementi che proprio non mi rispecchiavano, anche semplicemente una porta scura, gli arredi più scuri, le stanze piene di armadi, una volta tolta tutta questa roba che non ero io, non riguardava noi, lì ho capito che stava uscendo fuori la nostra casa con tutte le nostre idee. …La fase di demolizione è stata bella, vedere andar via quei bagni loculi, già vedere eliminare tutto quello mi ha fatto sentire che stava uscendo la casa che desideravamo. Il risultato è che questa è una casa molto luminosa, molto accogliente, non è una di quelle case formali, è una casa che ti invita a entrare e a girare nelle stanze, inoltre, c’è anche la nostra collezione d’arte che invoglia a girare e ammirare. È una casa calda. È una casa che consente anche una fruizione degli spazi molto razionale e funzionale… In cui la cucina è uno degli ambienti più accoglienti, nel quale tutti finiscono e si accomodano con grande familiarità, senza troppi formalismi.
R.B. – (A Matteo e Marco) Per voi ragazzi, invece, questa è la prima esperienza di acquisto e ristrutturazione di una nuova casa nella quale avete avuto un ruolo attivo nelle scelte, cosa ha rappresentato per voi? Come definireste l’esperienza che avete vissuto?
Mt.T. – Sì, diciamo che è praticamente la prima, perché delle precedenti ristrutturazioni ricordo poco dato che ero piccolo. …Beh, è stata un’esperienza che di bello ha avuto senza dubbio il risultato finale, ma che è stata lunga, faticosa e al contempo molto divertente. Vedere la casa finita dopo il tempo d’attesa, dopo averla vista demolita è stata un’esperienza molto soddisfacente.
Mc.T. – Della precedente ristrutturazione ricordo pochissimo, perché ero talmente piccolo che ricordo solo di aver cambiato casa, poi, negli anni, abbiamo affrontato una seconda ristrutturazione, che però non ha stravolto molto. Questa esperienza è stata completamente diversa perché l’ho vissuta tutta dall’inizio e mi è piaciuto molto. In fase di realizzazione, l’ho sentita pienamente casa mia quando sono terminate le demolizioni ed era vuota, perché in quel momento ho capito come sarebbe diventata e, poi, mi è piaciuto avere una stanza vuota come un foglio bianco che avrei potuto trasformare come volevo. Là ho capito che era la mia stanza, finalmente. È stata un’esperienza nuova, emozionante, divertente anche perché insieme con Matteo abbiamo trasformato due stanze di superfici identiche in due ambienti completamente diversi. È stata soprattutto una sensazione nuova e, poi, era una cosa che avrei voluto fare da tanto, perché da tanto desideravo una stanza mia e cambiando casa è stato ancora più facile, è stato bello partecipare alla progettazione, scegliere i colori delle pareti, gli arredi e vedere come tutto questo prendeva forma nello spazio è stato veramente emozionante. …La scelta delle luci e di ogni altro dettaglio, elaborata, diventava realtà, questo è stato emozionante, vedere, ogni volta che arrivavo in cantiere, passo dopo passo, lo spazio trasformarsi e questo è stato forse l’aspetto più bello: partecipare dell’evoluzione della stanza partendo da zero.
R.B. – Mi avete raccontato che da quando vi siete trasferiti in questa casa persino gli amici dei ragazzi preferiscono ritrovarsi qui e non incontrarsi fuori, inoltre, questa non è la Vostra unica casa, se c’è, sapreste dirmi per voi e per i vostri ospiti cosa ha di diverso, in più o in meno delle altre?
D.T. – Tutti entrando qui ne traggono un’idea immediata di comfort, chi entra in questa casa si sente a proprio agio, per lo spazio, per la distribuzione, per la funzionalità, per la luminosità accentuata dai colori chiari delle tinteggiature, forse, anche per le scelte di progetto che abbiamo fatto ed è un po’ la stessa sensazione che abbiamo avuto noi: siamo entrati e non ci ha dato alcun trauma di adattamento alla novità. Certamente, anche gli spazi ampi hanno agevolato.
D.R.T. – Beh, questa è più casa nostra come famiglia, perché ha un po’ di ciascuno di noi. Ha molto questa casa. …Ricordo che durante il lockdown, quando insegnavo da casa, ho fatto delle riprese e ho realizzato un video in inglese di me mentre preparavo i dolci e, devo dire, che ha colpito molto. Una mia collega mi ha detto: “Mah, tu hai la cucina dei miei sogni…” e continuavo a ricevere messaggi del tipo: “Sei a casa? Quella è davvero la tua cucina?”. Ricordo che, appena ci siamo trasferiti, abbiamo ospitato dei bambini, figli di cugini di nostri amici, e loro si sono trovati bene, hanno dormito in quello che noi chiamiamo studio e hanno proprio detto: “Noi qui ci troviamo molto bene”, perché andavano in giro nelle varie stanze e in ognuna, avevano a disposizione spazio e strumenti per fare molte cose pur restando a casa. E, quindi, si sono prenotati per un nuovo soggiorno e sono tornati. Il bello è che davvero questa è una casa nella quale si possono fare molte cose, anche senza uscire e senza annoiarsi.
Mt.T. – Questa è sicuramente una bella casa, che è piaciuta ai nostri amici – o almeno così dicono (sorride compiaciuto Matteo) – e alla mia fidanzata Giorgia, che ha anche condiviso con me alcune scelte. Noi abbiamo avuto la fortuna di trasferirci qui prima del lockdown e questo ci ha agevolato molto: avere il salone grande, lo studio, la cucina grande e comoda ha reso piacevole trascorrere il tempo in casa. È una casa perfetta per le nostre esigenze e ha anche qualche elemento caratterizzate, come il lungo corridoio che così ripensato dà un bel colpo d’occhio. …Poi, sicuramente, per me avere una stanza in più che è un guardaroba esterno e che consente di non avere armadi in camera o vestiari vari sparsi è un requisito importante per una casa. Di questa casa mi piace molto il salone ampio, ripensato attraverso il colore che abbandona le pareti e valorizza il pavimento, e mi piacciono molto ovviamente il mio bagno e la mia camera da letto. …E la cucina, sì, la cucina mi piace davvero molto.
Mc.T. – Sicuramente, come dice mamma, ha molto di tutti noi e ci sentiamo proprio appartenere a questa casa anche se ci viviamo da poco. È diversa dalle altre proprio perché al progetto abbiamo collaborato tutti e c’è un po’ di tutti in tutto e questo la rende molto “nostra”. …Anche se io ho deciso come volevo la mia stanza, ho deciso seguendo i consigli di mamma e di Matteo, e così reciprocamente. E soprattutto, poi, con l’aiuto della Progettista siamo riusciti trasformare in realtà le nostre idee, perché era facile avere un’idea ma non altrettanto trasformarla in spazio. Con l’aiuto della Progettista ci siamo riusciti e tutto questo la rende una casa unica. È vero che qui gli amici vengono molto volentieri, anche perché io e Matteo abbiamo voluto che favorisse molto le nostre attività: con il salone grande, il divano grande, il televisore grande e il biliardino… E anche nelle camere, essendo molto ampie, abbiamo potuto mettere tutte le nostre cose e anche lì possiamo condividere attività ludiche e il tempo libero. Questo non accadeva nel vecchio appartamento, che era stato pensato per bambini ovviamente con esigenze diverse. …È tutto molto diverso, ma io adoro la mia stanza – che piace molto anche ai miei amici – nella quale ho messo molto di me e quindi, quando ricevo i complimenti, li prendo anche come riferiti a me… Inoltre, il bagno con la mia doccia gigantesca e anche il corridoio lunghissimo e luminosissimo… Questa casa mi piace nel complesso, mi piace nel dettaglio delle cose, sono molto soddisfatto perché al progetto abbiamo partecipato tutti attivamente e sono contento di aver cambiato casa – e questa era cosa non facile, perché nel trasloco precedente ho addirittura pianto perché non volevo andare via. – …Sì, sono soddisfatto, molto soddisfatto, questa casa la sento molto “mia” sia nei miei spazi sia negli spazi comuni. …Durante il lockdown eravamo tutti sempre in casa e la abbiamo conosciuta meglio, la abbiamo consapevolmente apprezzata e abbiamo potuto testare che questa casa è perfetta per noi.
R.B. – Quanto della vostra personalità si traduce in questa casa?
D.T. – Mi sento appartenere molto a questa casa; questa tragedia del covid è stata un test importante, perché noi abbiamo vissuto chiusi dentro per novanta giorni e anche dopo, per tutta una serie di ragioni, i ragazzi hanno continuato a seguire le lezioni e fare gli esami on line e anch’io ho continuato a lavorare qui e continuo ancora a lavorare alternando tra lo Studio e la casa. Abbiamo vissuto qui ventiquattro ore al giorno, colazione, pranzo, cena, lavoro, intrattenimento, ricevimento di ospiti e di amici e ci sono state fasi in cui siamo stati due, tre, quattro giorni senza mai uscire dalla casa, essendo attivi, perché lavoro io, lavora Daniela e studiano i ragazzi, quindi era un’officina attiva ventiquattro ore su ventiquattro. E la casa ha retto molto bene, a parte l’ovvio disagio della limitazione personale del non poter uscire. Grazie a questa casa noi non abbiamo sofferto il lockdown, che invece per molte persone è stato un trauma molto grave. Se non abbiamo sofferto, il merito è di questa casa, che ha retto un test molto importante e noi continuiamo a restare qui senza alcun disagio. …Anche convivere avendo attività diverse, orari diversi, esigenze diverse, non è semplice: se tu metti quattro persone adulte in un ambiente non congeniale, forse, qualche piatto vola; nel nostro caso non è accaduto e non abbiamo subito alcuno stress relazionale, questo è fondamentale.
D.R.T. – La cucina la vedono tutti “molto me”, ho sempre voluto la cucina bianca e nera, ma non avevo mai esattamente capito come. Sapevo come l’avrei voluta, ma da sola non sarei riuscita a portarla nella realtà. …Come dice Marco, avere un’idea senza qualcuno che ti aiuti a renderla “spazio” è difficile e qui, con l’aiuto della Progettista, abbiamo realizzato la cucina che è perfetta, che è proprio quello che desideravo. …C’è da menzionare, però, anche il bagno padronale. Quando la Progettista mi ha proposto quel lampadario di cui io mi sono innamorata ancor prima di immaginarlo inserito nel progetto, ecco, ho capito che proprio tutti gli elementi che compongono il progetto mi traducono. Sono spazi che hanno la mia impronta e che mi hanno consentito di aggiungere delle cose, dei piccoli tocchi, i miei profumi, tutto ciò che mi piace e che mi rappresenta. …Io ho una passione per le cose francesi, mi piacciono, non tutto, amo alcuni particolari, e vedendo la casa realizzata mi rendo conto che la progettista mi ha molto aiutato a tirare fuori quella parte di me, a esprimerla nello spazio, a connotare con un tocco femminile, che piace a me e piace anche a Domenico e ai ragazzi. Anche la camera da letto padronale mi rappresenta molto, devo dire, che c’è molto di femminile in questa casa e con tre maschi non era facile. Diciamo, poi, che rappresenta molto tutti anche il colore, che domina non sulle pareti ma attraverso le opere d’arte e gli arredi.
Mt.T. – Essendo in quattro, nelle scelte abbiamo dovuto confrontarci, ma non c’è nulla che cambierei, se non per una mia innata propensione a cambiare spesso. Certamente, la mia camera e il mio bagno sono gli ambienti che più rispecchiano i miei gusti e la mia personalità.
Mc.T. – Praticamente, nella mia stanza e nel mio bagno, tutto, attraverso gli oggetti che ho aggiunto io si capisce tutto di me. Un particolare è che questi due ambienti sono minimalisti nei colori, sfumature tendenti al bianco e al blu, e penso che mi rappresentino molto. Poi, la stanza è piena di cose che raccontano di me, i miei interessi: lo sport, la musica, l’arte… è il mio regno e dice tutto di me. Se penso anche alla cabina armadio che divido con Matteo e che è divisa praticamente a metà, da una parte rappresenta Matteo con l’armadio chiuso, dall’altro è me, con tutte gli abiti appesi a vista, come esposti. …Anche nel guardaroba si capisce tutto di me.